Nel rapporto dell’OCSE “Prospettive ambientali dell’OCSE all’orizzonte del 2050”, si è evidenziato come l’inquinamento atmosferico che, in Europa porta a circa 600.000 morti premature, è anche responsabile di ripercussioni negative sulla riproduzione femminile e maschile.

In particolare, queste ripercussioni negative si hanno sulla dimensione, sulla motilità e sul numero degli spermatozoi. Ad essere più esposti a questo rischio di infertilità sono soprattutto i soggetti maschili che vivono o lavorano in posti molto inquinati: in Italia ad esempio a Taranto o nella Terra dei Fuochi.

È proprio in questi uomini che lo studio ha mostrato un danno spermatico notando come la percentuale media di frammentazione del DNA dello sperma sia superiore al 30%.

Non solo l’inquinamento “esterno”, ma anche oggetti o prodotti per la cura e igiene personale che usiamo tutti i giorni: i parabeni ad esempio, presenti in profumi e saponi; gli ftalati presenti nei giocattoli dei bambini; la diossina generata da incendi di materiale plastico e dei rifiuti abbandonati impropriamente nell’ambiente.

Purtroppo l’inquinamento è una realtà difficile da debellare nel breve periodo ma nel nostro piccolo possiamo limitare il rischio di infertilità sia evitando l’utilizzo di sostanze nocive per il nostro organismo (es. parabeni) leggendo le etichette dei prodotti per l’igiene che usiamo, sia smettendo di fumare e bere e mangiando più sano.

Ad esempio, uno studio spagnolo ha dimostrato che consumare 60 g di frutta secca insieme a 5 porzioni di frutta e verdura fresca al giorno migliorerebbe la quantità, la vitalità, la motilità e la morfologia degli spermatozoi.